TOP SECRET

Weird Happenings Organization

 

La lettura di questo rapporto è riservato agli ufficiali di grado superiore, alle cariche più alte di governo e a Sua Maestà la Regina.

 

Avvertenza. Il presente documento rappresenta la trascrizione di un rapporto registrato su supporto audio.

 

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02

 

Un giorno perfetto

 

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Una piega nello spazio-tempo

Un’immensa foresta pietrificata. Gli alberi, o meglio ciò che ne resta, sono radi. Morti. In lontananza, sopra le cime, si vedono ondeggiare tentacoli, non molti, in effetti. La vita, anche quella più terribile e distorta non è di casa in questo luogo. Anche se a parole la sua persistenza è un premio per chi vi abita. Un premio distorto e raro.

L’aria è sottile e fredda.

Appena increspata dall’apparizione di cinque figure imponenti, appena più grandi di un umano medio. Uno che è un gigante metallico, un automa a orologeria. Accanto a lui un colosso biondo, di poco più basso. L’elmo alato in testa, un mantello rosso svolazzante e un martello dal manico corto nella mano destra. Non sarebbe un’arma molto pericolosa, nelle mani di un altro. Anche perché probabilmente non potrebbe alzarlo. Indossa anche una cintura ornata e due guanti di ferro.

Un giovanetto, quasi un fanciullo, al loro fianco. Due piccole corna sulla fronte cinta di tralci, un bastone di vite in mano e una pelle di leopardo attorno al corpo.

Una donna piccola (tutto è relativo, visto che è alta quasi uno e novanta) dalla pelle scura e la testa di gatta sul corpo nudo dalla cintola in su.

Al suo fianco una donna bionda imponente, indossa una armatura di cuoio, in mano un lungo giavellotto, nell’altra uno scudo coperto. Una civetta appoggiata sulla spalla.

Efesto, Thor, Dioniso, Bast, Atena. Cinque dei in una terra che di dei non ne vuol sapere. Tranne uno.

Questo non è il suo luogo di potere. È la tana in cui si nasconde per entrare nel mondo dei mortali senza essere visto. Eppure, o proprio per questo, questo luogo rifugge la presenza degli dei.

Ma anche in questo luogo c’è qualcosa di più. La prole di Shub-Niggurath, che infesta ogni luogo, riesce a malapena a vivere anche qui.

Non sono molti. Ma quando una quindicina di colossali torsi, simili a tronchi su tre gambe, la cui superficie è ricoperta di fratture simili a bocche zannute e i cui rami assomigliano a tentacoli sferzanti scendono in campo anche gli dei che sono abituati a combattere i mostri del caos hanno un attimo di interdizione.

Ma solo un attimo. Mjolnir falcia avversari come se fosse un lampo.

E dietro di lui tutti gli dei colpiscono gli antagonisti con i loro poteri, con parti stesse del loro essere dei.

La differenza di numero è rilevante. Ma è rilevante anche la differenza di potere.

Gli dei sbaragliano gli avversari abbastanza facilmente. Ma, soprattutto in questo universo tasca generato con la stessa commistione tra scienza e magia propria delle creature che provengono dai piani esterni e che sta all’origine dei processi che hanno prodotto queste creature proprio per permanere, distruggerli non è facile. Si rialzano e tornano all’attacco quasi immediatamente. Solo gli squarci causati dalla lancia della dea della conoscenza restano aperti a lungo, a mostrare che questa permanenza distorta a scapito della forma e della volontà è comunque aleatoria, non una vera immortalità.

La lancia apre squarci di verità[i].

Queste creature, mosse da qualcosa che è poco più che un istinto, attaccano, gli dei li sbaragliano e loro tornano ad alzarsi.

Quelli feriti da Atena inciampano nei loro intestini, mentre cercano di ostacolare l’avanzata degli dei. Inutilmente quanto caparbiamente.

Eppure li rallentano quando l’urgenza vorrebbe che si muovessero veloci.

Atena scopre il suo scudo. Sulla sua superficie lucida c’è in rilevo la testa di Medusa, i particolari finemente incisi come se il metallo fosse stato applicato direttamente sull’originale.

E non sareste molto lontani dal vero, se ipotizzaste una cosa del genere.

- Dietro di me. – dice la dea, con un filo di voce.

La testa, se voi aveste la sfortuna di vederla potreste confermarlo, apre gli occhi ed il metallo inizia a ritirarsi dalla sua superficie.

Parte della progenie di Shub-Niggurath rimane immobile nella roccia. La loro permanenza immutata, sul piano della personalità. Ma in questo universo, per quanto creato con l’approssimazione degli oggetti transitori, c’è inerzia. Quelli lanciati con maggior velocità si infrangono in mille pezzi.

Troppo tardi, sembra.

Dal bosco esce un uomo alto e snello, scuro di pelle e con un pizzetto molto sottile.

Muove una mano e il metallo torna a ricoprire la testa di Medusa.

- Cosa abbiamo qui? – La voce è appena sussurrata, eppure sembra riempire il mondo.

 

Limbo.

Allora, mentre gli dei si trovavano in questa rivoltante situazione a qualche universo di distanza, in quel luogo indeterminato che molti chiamano limbo (e non ridete, l’ho già fatto io fino a che la sua sovrana non mi ha guardato con occhi più profondi della notte più gelata) Dazzler e Longshot si materializzavano in seguito ad una delle loro fughe rocambolesche. Lo share della loro trasmissione era schizzato in alto, in conseguenza di questa fuga. L’attesa era snervante per tutti gli spettatori che non potevano sapere che le telecamere non erano riuscite a seguirli in quel mondo. L’avessero saputo avrebbero fatto salti mortali tripli e quadrupli. Avessero visto la faccia del loro “impresario” in quel momento avrebbero riso per più di un mese. Non si può avere tutto dalla vita.

Né si può essere certi che la fuga precipitosa porti in un luogo sicuro.

- Cosa abbiamo qui? Bocconcini? –

Un colosso grigio-violaceo, alto ben più di due metri, con un singolo corno osseo sulla testa zannuta, malvagi occhi verdi, un naso rincagnato, quasi porcino e una lunga e robusta coda. Completamente glabro tranne per un ciuffo di capelli neri sopra il corno. Indossa solo degli slip verdi e un gilet nero.

- Oh, merdamerdamerda. Il Limbo. – Alison Blair, nome d’arte Dazzler rotola sul terreno e allunga le braccia come se impugnasse una pistola, anche se in realtà mima solo la cosa col dito sollevato, come fanno i bambini quando giocano.

Dalla punta del dito parte un raggio di luce in cui è concentrata tutta l’energia del rumore residuo dell’ultima battaglia e della fuga.

Colpisce il gigante in piena fronte. Lui si muove di appena pochi centimetri mentre tira fuori un grosso sigaro verdastro dalla tasca e lo accende col laser.

Longshot estrae una manciata di lame affilate dalla cartucciera che porta attorno al petto e le lancia contro S’ym. Le lame, ovviamente, rimbalzano sulla pelle impenetrabile del demone, lui fa in tempo a prenderne una al volo e usarla per pulirsi i denti.

Poi muove un passo.

L’occhio di Longshot brilla, S’ym mette il piede su una lama, che oltre ad essere affilatissima è sviluppata con un materiale ceramico a bassissimo attrito e scivola rovinosamente, inciampa, oltrepassa il bordo di un burrone e precipita di sotto.

Un evento sostanzialmente impossibile anche per qualcuno innumerevoli volte più goffo del demone.

Sentono le sue imprecazioni per tutto il tempo che impiega a scendere e risalire, per tutto il percorso della loro fuga.

Ma inevitabilmente li raggiunge, l’inarrestabile demone S’ym è nuovamente sopra di loro.

- Cosa, esattamente ti è sfuggito dell’ordine “Portali da me illesi?”. –

Il demone ha un sobbalzo. Prima che riprenda il controllo, sul suo volto passa una visibile ombra di puro terrore.

Eppure da dietro la sua immane stazza spunta una adolescente bionda e magra. Poco più di una bambina.

Jeans, una maglietta gialla e nera con una X stampata sopra e in mano una spada che avvampa di fiamme bianche.

- Ma padroncina, io non ho fatto nulla. Sono loro che mi hanno attaccato. –

- Credo stia dicendo la verità. Anche se può sembrare impossibile. – Fa Dazzler.

- Allora le abbiamo viste proprio tutte. – Rachel Summers, attillata tuta rossa borchiata e lunga treccia rossa, atterrando sulle ali della Fenice.

I quattro si abbracciano sotto lo sguardo corrucciato e tutt’altro che benevolo di S’ym.

 

Un nesso lungo le linee di Ley, base sotterranea.

Alistaire Stuart fa scorrere lo sguardo sui suoi compagni. Sa che quello non è il suo ruolo. Al suo posto dovrebbe esserci sua sorella.

È quello che pensa sempre, quando deve mettere assieme una nuova squadra.

Se si può chiamare squadra.

Weird Happenings Organization, la creazione di Alysande, direttamente sotto la Corona. Verrebbe da pensare che non dovrebbe esserci problema alcuno a trovare agenti operativi.

Invece tutti preferiscono l’antiterrorismo. Beh, in fondo le sorelle Bloodstone sono in gamba. Il padre era famoso in certi ambienti e loro si sono fatte una fama quasi altrettanto buona.

Ma Pete Wisdom è stato trasferito quasi a forza sotto il suo comando e il fatto che la sorella Romany sia distaccata a mezzo tempo non cambia la questione.

- Beh. Caz@*. Intendi restare a guardarci a lungo o vuoi dirci qualcosa?-

*Ecco, appunto*

Ma ancor prima che Alistaire possa rispondere l’azione si precipita su di loro. Tutto vortica e una testa metallica fumante cade dal nulla. Liscia, quasi squadrata. Ancora attaccata a parte di un corpo robotico, le macerie di qualcosa che assomiglia a spalline da football.

Spalline da football con delle prese di areazione.

La testa si stacca dalle macerie. La bocca appena accennata si protende quasi ad assomigliare ad un becco o al muso di un rospo. Gli occhi piatti diventano due palle. La testa robotica si affretta a divorare ciò che resta del corpo metallico, poi si guarda attorno. Tutto riprende a vorticare e poi con un lampo luminoso svanisce. Ma nella stanza non è rimasto nessuno a guardare.

 

Una piega nello spazio-tempo.

- Siete in casa mia e vi siete entrati senza invito. Avete danneggiato i miei cuccioli. Avevo promesso loro che sarebbero vissuti per sempre. Mi servirà molto potere e molto tempo per neutralizzare gli effetti dello sguardo della Gorgone, dopo che avrò divorato i vostri cuori. –

- Invero siamo qui per cacciarti da questa ciste purulenta che hai creato nella matrice della realtà così da impedirti di allungare la tua mano malvagia su Midgard e sui suoi abitanti. Recedi, malvagio, o subirai l’ira degli dei. –

- Bene, ora che tu e il figlio di Odino vi siete salutati, traduco. È tempo di distruzione. –

Detto ciò Efesto, o meglio la sua armatura automatica, in mano il suo martello e nell’altra una delle sue spade balza sull’uomo alto e magro, dalla pelle scura. Le mani del demone assumono dimensioni non umane e sembrano poco più che disegni sbozzati di lame.

Troppo lento. Viene investito da un urto potentissimo, tale da abbattere le prime 4 file di alberi pietrificati e trafitto dalla spada. I più vicini possono chiaramente sentire il sospiro di soddisfazione dell’arma.

Il contraccolpo sbalza via l’automa, ma il suo colpo viene seguito dalla lancia della verità, Mjolnir carico dell’energia del fulmine, scariche energetiche che partono dalle mani di Bast e dal bastone di Dioniso.

La creatura arretra sotto i colpi e cade su un ginocchio. La sua forma sfarfalla. Diventa più grande, quasi una grande ombra con la testa insolitamente grossa e bulbosa. Poi prende forma, si fa per dire.

Un colossale cono di tentacoli e bocche zannute da cui fuoriescono braccia artigliate malamente formate diventa un torso che sembra una colossale cicatrice da bruciatura con una grossa bocca dentata al posto della pancia, che poggia su una sorta di groviglio di viscere, sorretto da tre colossali tentacoli ulcerati. Al di sopra un ulteriore tentacolo, al posto della testa alla cui base si apre una rossa bocca senza denti. Gli arti sono due braccia con piccoli tentacoli al posto delle dita e due gambe caprine al centro del busto. Segue un gigantesco torso costituito di viscere, sorretto da tre zampe massicce e chitinose. Le braccia estremamente flessibili finiscono in tre artigli privi di pollice opponibile. Sul dorso di ogni mano si apre un occhio rosso e fiammeggiante. In cima al torso un groviglio di piccoli tentacoli, quasi una capigliatura oltre il quale si erge un singolo tentacolo corazzato. Dal gigante privo di bocca esce un ringhio cavernoso che in qualche modo sembrano parole.

- È questo il massimo che sapete darmi? –

Stende le mani e dagli occhi partono due scariche scarlatte che investono gli dei.

 

Limbo.

- Illyana, sulla Terra credono tutti che tu sia morta da anni, durante il primo Inferno. –

- Questo è il Limbo, Alison, non la Terra. Il tempo qui non scorre come da voi. In molti sensi non scorre affatto, quindi per me sono passati pochi attimi da quel momento e contemporaneamente non è mai accaduto. Io sono qui, ora, e sono la signora del Limbo. Chi sia morta o che sia morta qualcuna sul vostro mondo non vuol dire molto, qui. –

- Ehm!!-

- Che vuoi, S’ym. –

- Beh, padrona, a proposito di quella cosa della signora del limbo…-

- Vuoi forse contestare i miei diritti sul mio regno? – La spada dell’anima nella mano della strega mutante inizia a brillare mentre la sua figura cresce e due corna iniziano a spuntare sulla sua fronte.

- Figurarsi. Ho già dato su questo fronte. Ma c’è qualcuno che potrebbe obiettare proprio adesso. –

- È già tornato? Non sa proprio darsi pace? Finirà che dovrò ucciderlo in maniera definitiva. –

- O provarci, mia protetta. – Alto quasi tre metri, stivali, tunica e mantello rossi, come i capelli e le due piccole corna sulla fronte e coperto di monili d’oro Belasco appare e scaglia una scarica energetica contro Magik.

Lei alza la spada che intercetta tutta l’energia, poi la riflette contro al demone-stregone.

Il contraccolpo li getta entrambi a terra, a svariati metri di distanza da dove si trovavano.

- S’ym, attaccalo.-

- Sigh, che crudeltà. – esclama il mostro violaceo sputando il sigaro e caricando con passi di tuono Belasco. L’impatto è tremendo e il demone rosso viene sbalzato via. S’ym balza sullo stregone a terra a piedi pari, ma viene sbalzato via con una manata e si perde nella nebbia.

Dazzler converte l’intero fragore dello scontro in un raggio luminoso di pochi decimillimetri.

Il raggio apre uno squarcio nel petto di Belasco che urla di dolore. La mutante si prepara a sparare anche l’energia di questo rumore ma una scarica parte dagli occhi rabbiosi del demone e solo il balzo agile di Longshot riesce per poco a salvarla dalla distruzione.

Rachel scarica tutto il suo potere di fenice su Belasco che cade a terra stordito.

Mentre si riprende lei si avvicina.

Il demone reagisce prontamente e Fenice si trova intrappolata in una sfera metallica indistruttibile.

Con un altro movimento della mano intrappola Dazzler e Longshot in una gabbia e Magik in un’altra.

La signora del Limbo muove la spada e la gabbia si infrange.

È come avvolta da un fuoco d’ombra. Si vede che al suo interno la massa cresce, l’intero corpo viene ricoperto da una armatura lucidata a specchio che riflette ogni cosa attorno. Sulla testa spuntano delle corna solcate da luci tipo lampi di magma e le sue gambe prendono l’aspetto delle gambe del grande capro. Gli occhi di Magik scintillano di rabbia e magia.

La gabbia che contiene Rachel esplode in migliaia di frammenti mentre con un non suono avvertibile (non chiedete a noi come ciò sia possibile) sei figure appaiono sulla distesa desolata del Limbo.

Widget, Alistaire Stuart, Elsa e Gertrude Bloodstone, Pete Wisdom e sua sorella Romany.

Il robot, sganciato da tutti i radiofari multiversali, cade a terra privo di energie.

In quel preciso momento un suono fragoroso, come di 10,000 coltelli che stridono contro una lavagna sovrasta tutto e un groviglio di intestini zannuti avvolto dalle fiamme piomba nel deserto.

Si rotola sulla sabbia poi rivolge le sue innumerevoli bocche in direzione dei contendenti.

- Merda. – esclamano contemporaneamente gli altri dieci.

 

 

 Continua su La Guardia dell’Infinito 26



[i]      Bellezza è verità, verità è bellezza, - questo solo / Sulla Terra sapete, ed è quanto basta. John Keats, Ode on a Grecian Urn. Vinciamo la coppa per la nota meno esplicativa della storia?